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John Butler: Ocean. (Amo questo brano!)

Che dire, amo questo brano, amo queste due esecuzioni, come John Butler suona quella sua chitarra acustica a 11 corde. Sì perché ...


Che dire, amo questo brano, amo queste due esecuzioni, come John Butler suona quella sua chitarra acustica a 11 corde.

Sì perché notatelo la chitarra non è una 12 corde, manca una corda, una meccanica, la settima quella del Sol dell'ottava sopra (nell'accordatura tradizionale).

Dicevo, John Butler suona quella 11 corde con una forza ed una energia che ogni volta che l'ascolto mi evoca entusiasmo ed ammirazione.

Una cosa mi è chiara, da ex chitarrista ritmico e solista avendo suonato delle signore chitarre acustiche, e avendone grattugiato e consumato i legni, che per suonare in quel modo bisogna avere davvero molta, molta forza muscolare nelle mani, negli avambracci. Ed in questo primo video in studio si vede bene tutta la forza sprigionata dai suoi muscoli articolari.

Se guardate attentamente dal minuto 7:30 al minuto 9:00 c'è un crescendo di lavoro e tensione muscolare che si vede bene, che dall'avambraccio va su fin sulla sua spalla destra man mano sempre più tirata in una espressione di forza e resistenza alla forza esercitata.

Certo non sto parlando di mera forza esplosiva, ma di forza esplosiva educata ritmicamente ad uno sforzo ripetuto. E questo sforzo estremamente controllato si vede bene a mio avviso al minuto 8:18 quando introduce una variante di ritmo.

La parte del crescendo (dal min 7:30 al min 9:00) ogni volta che la ascolto mi fa provare delle bellissime emozioni, come entusiasmo, ammirazione e tanta tanta energia, avendo "cavalcato" ritmicamente per così dire varie chitarre acustiche so, in parte, cosa si prova a suonare così, e quanto si spinge fisicamente ed emozionalmente per far uscire da se stessi queste sensazioni ed è davvero bello.

In quest'altro video possiamo vedere una esecuzione Live di John Butler di Ocean davvero "intensa".

Ho lasciato un commento a questo Live, il seguente: "Da chitarrista quanta bellezza in questo brano, ogni volta che lo riascolto condivido e sento personalmente quell'esplosione di entusiasmo che ha avuto il pubblico. Ammirazione. Grazie John Butler per questo."

Una cosa interessante, ho creduto che il live fosse più veloce, come spesso accade.

Perché nel live per l'emozione che si può avere davanti un pubblico così, l'artista spesso parte più veloce o arriva all'apice più veloce rispetto alla versione già impressionante da studio.

Ed è giusto che sia così, perché la musica non è un metronomo, è il cuore che pulsa, è l'emozione che fluisce fuori attraverso tutto il proprio corpo, le mani, i muscoli. E lo strumento è il tramite attraverso il quale far uscire tutta questa emozione ed energia. Ed una cosa è suonare in studio, tutt'altra è suonare davanti a così tante persone che esultano e ti incitano.

L'emozione si amplifica e l'artista si carica con il pubblico ed il pubblico si carica con l'artista. È uno scambio, che se sale, finisce inevitabilmente con l'esplosione entusiastica del pubblico che ha goduto di tutta l'energia che l'artista gli ha donato; ed in questo caso con Ocen di John Butler direi "inondato".

Ed invece per curiosità ho controllato le due versioni.

Iniziano verso i 100bpm poi saltano a 190 battiti per minuto crescendo e oscillando tra i 190 ed i 195/6bpm. La parte in un cui il pubblico esulta va dai 195, 196bpm aumenta a 200bpm. 

E non sono particolarmente diverse dal punto di vista dei battiti per minuto rispetto alla versione da studio, che si, cambiano durante il brano, abilmente cavalcato da John Butler. 

Quindi la sensazione di maggiore velocità era più una mia percezione, data probabilmente dal fatto che nel live c'è anche l'esplosione di entusiasmo del pubblico che nel brano da studio non c'è, ed in qualche modo mi ha fatto sembrare il brano più veloce. Davvero interessante questa alterazione della percezione.

Ho deciso di mettere anche un paio di COVER per mostrare la difficoltà anche muscolare di esecuzione di questo brano. In questo video qui sotto questo giovane musicista, non privo di forza ed energia, al minuto 6:45 si vede che non c'è la fa più a livello muscolare, ed è arrivato al cedimento ed al dolore fisico.

Questo problema è molto ben conosciuta dai chitarristi, fin dai primi esercizi delle note legate e pichettate quando esercitano pressioni continue fatte dalla mano sinistra, e quindi dalla muscolatura dell'avambraccio sinistro. Quando si fanno gli esercizi delle note legate, per "lungo tempo" (minuti) senza riuscire a scaricare la tensione muscolare si arriva presto al cedimento muscolare (anaerobico).

Ci sono 2 modi per affrontare questo problema muscolare, da una parte aumentando la propria forza e resistenza muscolare, dall'altra imparando come scaricare la tensione dei muscoli che non devono essere coinvolti durante le esecuzioni, altrimenti si arriva presto in cedimento anaerobico. Ricordo di aver appreso ad un clinic un bellissimo esercizio proposto da Kiko Loureiro per scaricare la tensione muscolare delle dita non coinvolte nella presione di una nota che ho pubblicato qui: https://larisuona.divento.it/2022/10/kiko-loureiro-uno-degli-esercizi-di-chitarra-elettrica-migliori.html

E poi ci sono quelli che come Butler o con un mio caro amico o come Stricagnoli, che hanno delle mani e degli avambracci che potrebbero svitare i bulloni della ruote delle automobili a mani nude probabilmente. E quindi riescono a sprigionare ed a gestire molta più forza esecutiva.

Un'altra cosa che si può notare in questo video è che se non è acquisita la tecnica dei raddoppi ritmici della mano destra, non si riesce a replicare la ritmica del brano di John Butler. Ricordo che studiai i raddoppi la prima volta con Massimo Varini ma per la tecnica delle plettrate ritmiche. Ed è una tecnica anti-intuitiva. Tendenzialmente noi chitarristi quando vogliamo velocizzare le plettrate tendiamo ad irrigidire la muscolatura, mentre per riuscire a fare i raddoppi è necessario rilassare la muscolatura subito dopo aver dato un veloce colpo di irrigidimento, una sorta di frustata muscolare per così dire.

In questa esecuzione di John Butler possiamo vedere una esecuzione di Ocean su una chitarra a 6 corde. Il bello di questa esecuzione e che rende possibile un confronto con le cover fatte da altri chitarristi con chitarre a 6 corde, e come usavamo dire tra noi chitarristi qui dalle nostre parti in dialetto istro-veneto "il matto ga zatta" (tradotto: il tipo ha assai mano, con una sfumatura di significato inteso anche come attacco e cattiveria ritmica).

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